Vietnam per sempre by Joseph L. Galloway & Harold G. Moore

Vietnam per sempre by Joseph L. Galloway & Harold G. Moore

autore:Joseph L. Galloway & Harold G. Moore [Galloway, Joseph L. & Moore, Harold G.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Historical, Biography & Autobiography
ISBN: 9788858517581
Google: A5-xDgAAQBAJ
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


22

Notte senza fine

Qualsiasi punto pericoloso può essere difeso se gli uomini, uomini coraggiosi, lo vogliono.

JOHN F. KENNEDDY

I soldati della Bravo di Myron Diduryk tornarono in battaglia sugli elicotteri del maggiore Bruce Crandall. Uno Huey era pilotato da Rick Lombardo e dal suo amico, il copilota Alex (Pop) Jekel, i quali credevano di averne già viste di tutti i colori a X-Ray, e invece dovettero ricredersi. Dice Lombardo: «Nessuno sapeva quale fosse la destinazione, a parte il pilota di testa, che però teneva la bocca ben chiusa. Stava scendendo il crepuscolo e il carburante scarseggiava. A circa cinque chilometri vidi il fumo della battaglia, così guardai Pop Jekel e dissi: “Ecco che ci risiamo!”. Eravamo il secondo velivolo di una pattuglia di quattro. Quando il primo arrivò alla zona d’atterraggio fu preso di mira dai traccianti, poi dalla radio qualcuno gridò che era stato colpito. Noi fummo costretti a restare in volo finché il primo eli era a terra. Dall’alto lo spettacolo era impressionante, fiamme dappertutto, traccianti che attraversavano il cielo, fumo. Sembrava l’Inferno di Dante».

A sette metri dall’atterraggio Lombardo sentì un’esplosione tremenda e una folata tra le gambe mentre il terriccio invadeva l’abitacolo. «Prima che i pattini toccassero terra, i soldati erano già scesi. Sotto il pattino sinistro vidi un cadavere, ma non capii se fosse dei nostri. Mi accorsi che mi era saltata via la protezione al mento, poi vidi che era sparita anche parte della fusoliera in plexiglas. Non era rotta, era proprio sparita! Visto che eravamo ancora in fase di atterraggio, riprendemmo quota e ci togliemmo di mezzo. Passai a Pop il comando perché dovevo togliermi la terra dagli occhi. E non avevamo ancora sentito una parola nella rete di comunicazione. A un certo punto Pop disse: “Ho compiuto trentun missioni di B-24 durante la seconda guerra mondiale e non c’è mai mancato così poco che m’ingoiassi le palle”. Servì ad allentare la tensione tra l’equipaggio. Chiesi se stavano tutti bene, e fu solo allora che ricominciai a sentire le gambe. Non avevo nemmeno un graffio.»

Il capitano Robert Stinnett, trentadue anni, aveva alle spalle sei anni di volo, compresi due con i cavalleggeri, era in testa a uno dei tre gruppi da quattro Huey che portavano ad Albany la Bravo, e oggi racconta che otto elicotteri furono colpiti da terra e un pilota rimase ferito durante quel trasbordo al tramonto.

Diduryk ha scritto in seguito di quel volo e della situazione al suolo. «All’arrivo ad Albany il nostro elicottero incassò cinque pallottole. Là sotto la situazione era grave, e quando atterrai scoprii che il battaglione era messo male. Arrivammo appena in tempo a salvarli.»

«Al primo passaggio su Albany» ricorda Rescorla «nonostante la polvere e il fumo vidi tra gli alberi una dozzina di cadaveri sparsi su un letto in secca. Erano viet. Le pallottole ci fischiavano attorno. Mentre ci allontanavamo chiesi se qualcun altro aveva visto quei morti, ma Fantino fece segno di no, stava guardando dall’altra parte. “Un sacco di americani morti là sotto, signore.” Al secondo passaggio vidi le strie di terra annerita dal napalm.



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